Monumento in ricordo di Emanuela Setti Carraro e del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa
UNA FONTANA PER EMANUELA SETTI CARRARO
La giovane sposa del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro, torna al suo paese di origine, Borgosesia, nella forma di un Monumento in suo ricordo che riqualifica la piazza centrale della cittadina. Compagna di vita e di destino del Generale morì con lui nel tragico attentato del 3 settembre 1982 a Palermo.
Il Monumento, voluto dal Sindaco di Borgosesia On. Paolo Tiramani e progettato da Edgardo Canuto, Fabio Dal Molin e Rodolfo De Bernardi di Biella è stato inaugurato il 7 settembre 2019 nella piazza Mazzini di Borgosesia.
La dedica ed il tema affrontato in questo “monumento” pubblico rappresentano un esempio di testimonianza d’impegno civile e sociale la sua comunicazione passa attraverso la narrazione, il linguaggio visivo della “memoria” e della bellezza.
La storia dei personaggi rappresentati e il basamento a forma di emblema della Repubblica evidenziano il ruolo di “luogo della memoria” del monumento, che si rivela anche come luogo di interesse nazionale.
L’iconografia dell’opera restituisce dignità e forza alla scultura di figura, capace nella sua leggibilità di comunicare valori e sentimenti in cui tutti e ciascuno possono riconoscersi. Sul basamento al centro della Fontana, profilato sulla stella della Repubblica Italiana, le cinque statue in bronzo mettono in scena una rappresentazione fatta di gesti e sguardi, posizionate sull’emblema nazionale divenuto simbolico palcoscenico dell’evocazione metastorica.
La memoria della vita, del valore e del sacrificio viene così consegnata alle giovani generazioni e a chi vorrà sulla pubblica piazza avvicinarsi e “interrogare” il Monumento.
“…io sono felice di riconoscere in questo Monumento la prova di una espressione di Arte Popolare nel senso più alto e più profondo!”
“E’ un Monumento che parla chiaro agli animi semplici, ai bambini, ai giovani, agli adulti, ai vecchi che diranno: “nel nostro paese, nella nostra città c’è un Monumento al Generale”. ”
“E’ un Monumento dedicato ad Emanuela Setti Carraro; alla sua anima, alla sua dedizione, al suo amore per un uomo, per la libertà, per la lotta alla criminalità in una dimensione poetica. ”
“Rappresenta una manifestazione di gratitudine che trasmette molta serenità…quel gesto di consegnare un cappello da carabiniere a un ragazzo che indica quello che mio padre pensava, che le persone più mature e più anziane devono consegnare il proprio passato, un passato pulito alle generazioni più giovani.”
“…è un monumento che ricorda un gesto importante per mio padre, quello di accarezzare in testa un bambino, ci sono molte fotografie che lo riprendono mentre fa questo gesto…mettere un cappello sulla testa di un ragazzo significa consegnargli quello che si ha.”
Borgosesia ha la sua Stella
Una stella brilla e vive sempre, anche in pieno giorno, così come dovrebbe accadere per un monumento che voglia comunicare e commuovere. Questo si ripromette l’opera pubblica nuova che va a coronare la piazza centrale di Borgosesia. Una fontana dalle dimensioni compatte eppure articolata nella sua forma, anzi appuntita e corredata di elementi stilizzati che vanno a comporre l’emblema – antichissimo e moderno – della Repubblica Italiana.
Per abbracciarlo nell’insieme ci vorrebbe forse un drone, ma la fontana nazionale non si esaurisce in se stessa: nei suoi vari colori e componenti, nella sinfonia di luci e acqua, si fa teatro di una scena che lì, nelle cinque statue in bronzo a grandezza naturale, diviene racconto.
La figura in piedi svettante – ma trattenuta e composta – è la concittadina di Borgosesia cui il monumento è dedicato, Emanuela Setti Carraro, giovane donna ritratta nel suo abito e bouquet di sposa. Eccola mentre assiste il marito – il generale Carlo Alberto dalla Chiesa – assiso sul corpo della stella e con un calmo sorriso rivolto a una recluta particolare: davanti a lui un bambino riceve dalle sue mani l’investitura a carabiniere, ma, prima ancora, a cittadino. Il berretto fa da testimone, sotto gli occhi di due altre figure attratte nella scena: una bambina un po’ discosta (Emanuela da piccola?) con un garofano nella mano e un altro bambino seduto sul nastro, più esterno rispetto alle altre statue e spettatore tra gli altri, “tirato dentro” in un quadro animato ma sospeso, allusivo, carico di promesse e speranze più che di azioni.
Nello spazio architettonicamente non omogeneo della piazza – anzi delle due piazze (Mazzini e dei Martiri) – non ritroviamo i portici severi di De Chirico ma l’atmosfera ricreata nel monumento-fontana è un po’ quella metafisica, con il realismo di base messo al servizio di un messaggio allegorico intriso di echi e risvolti psicologici e spirituali. L’opera dovrebbe così suggerire l’approfondimento delle vite e delle motivazioni dei protagonisti reali, trucidati dalla mafia a Palermo poche settimane dopo il matrimonio.
Gli autori e il committente pubblico hanno ridato credito alla scultura di figura, forte di una secolare e inesauribile tradizione, ancora capace di restituire nella sua integrità il valore della persona. E non si tratta di passatismo, di cedimento alla retorica, perché se quest’ultima è l’arte di saper comunicare con efficacia, allora ben venga la sua presenza in una fontana-monumento. In questo abbinamento – è vero – c’è dell’azzardo, soprattutto alla luce del messaggio civile insito nell’opera in questione: siamo abituati a fontane scultoree solitamente a tema mitologico la cui prima finalità è il diporto, ma crediamo che non guasti l’acqua – il suo rumore e movimento – al tono generale della fontana-monumento di Borgosesia, non altisonante ma pieno di grazia, inedito perno e traguardo della piazza, beneficiaria anche dell’installazione di nuove panchine e fioriere.
Per una fortunata coincidenza, oltretutto, il “contorno” del nuovo arrivato propone da un lato il precedente monumento-fontana liberty – al benefattore Luigi Frascotti – dalla connotazione muliebre-floreale mentre dalla parte opposta, sul Monumento ai Caduti, svetta una madre valsesiana intenta ad accogliere il giovane soldato. Come a dire, sempre di genio femminile si tratta, votato alla donazione di sé e al sacrificio, nella scelta di “stare accanto”, vegliare, provvedere.
Da ultimo, contemplando le statue nei loro gesti e intervalli calibrati, nei volti veri e nelle pose vereconde, non si può non evocare la mirabile sacra rappresentazione della pittura e scultura rinascimentale della valle, di Varallo, con il suo umore subalpino in equilibrio tra sobrio realismo e morale tensione.
Ci pare questo un complesso in cui la bellezza artistica e il senso profondo di un monumento leggibile nei suoi “attori” attraversano il tempo rivolgendosi alle coscienze attraverso forme che parlano e persuadono i sensi, senza indulgere a letture univoche, anzi facendo dell’eco e della suggestione – tra simbolo e vita vissuta – uno dei suoi caratteri peculiari. La giovane sposa e il suo (il nostro) generale rivivono in una dimensione fuori del tempo eppure affidati e segnati dalla Storia.
C’è una nuova stella nel borgo e, come la Stella d’Italia murata nel suo basamento, ha in serbo molti significati: annuncia il mattino e accompagna il tramonto, affiorante sull’acqua a “insegnare” poeticamente, per via di emblematiche figure, un luogo e un nodo della nostra memoria.
Federico Masedu